[e-privacy] gestione exit node Tor in Italia - era: Re: Una domanda sui remailer
Jan Reister
Jan.Reister at unimi.it
Wed Sep 16 09:18:07 CEST 2009
Il 16/09/2009 06:07, leandro noferini ha scritto:
> Con questo vorrei dire due cose:
>
> - la rete tor esiste perché esistono i nodi di uscita. Pensare che si
> possa campare di hidden service è tanto velleitario che in confronto
> freenet è il web 3.0.
>
> - gestire un nodo tor di uscita è molto complesso sia tecnicamente che
> socialmente e d'altra parte lasciare che questi vengano gestiti
> esclusivamente da organizzazioni "caritatevoli" ma con le spalle ben
> coperte quali EFF mi pare un altro azzardo tecnico e politico.
>
> Questo rende la rete tor estremamente pericolante sempre su tutti e due
> i versanti tecnico e politico
Mi aggancio alla riflessione di Leandro con le mie considerazioni.
Gestire un nodo Tor in Italia è qualcosa che vedo bene in presenza di
qualche forma di intermediazione/interposizione/protezione giuridica.
Ad esempio, un nodo nell'ufficio o casa di un politico eletto (un
deputato o senatore, un consigliere regionale/provinciale/comunale) come
si propone di fare il progetto Rosebox di Marco Calamari.
Oppure, un nodo presso una persona giuridica (es. azienda, associazione
riconosciuta, università) che ne condivida la finalità.
Ancora, un nodo gestito da una associazione senza fini di lucro, senza
personalità giuridica, ma in grado di assicurare al suo legale
rappresentante supporto e visibilità (penso alla recente causa civile a
Wikimedia Italia).
L'obiettivo di ciò non è far finire in galera qualcun altro, dato che
gestire un exit node è perfettamente legale. Lo scopo è avere il tempo,
i mezzi e la preparazione adeguati per affrontare adeguatamente
eventuali piccoli incidenti legali.
E già che ci siamo, una associazione/ente/cosa del genere avrebbe gli
strumenti per raccogliere fondi e gestire un exit node ad alta capacità
in un datacenter serio.
Jan
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