[e-privacy] L'anonimato "protetto"
Nomen Nescio
nobody at dizum.com
Mon Apr 7 03:00:31 CEST 2008
da http://www.guidoscorza.it/?p=279
Mr. Nobody non ha diritti.
Punto Informatico ha ospitato nelle ultime settimane un interessante
dibattito sull'anonimato in Rete: da una parte quanti ritengono che
l'anonimato rappresenti una libertà fondamentale del popolo della rete da
difendere ad ogni costo e dall'altra quanti, invece, sarebbero disposti a
rinunziarvi.
La questione è, probabilmente, una delle più importanti con le quali i
legislatori di tutti i Paesi dovranno confrontarsi nei prossimi anni e ciò
in quanto nessun Ordinamento giuridico può prescindere dalla necessità di
imputare ad un soggetto determinato ogni condotta giuridicamente rilevante
nonché i suoi effetti e conseguenze, si tratti di responsabilità civile,
penale o amministrativa o, piuttosto, dell'assegnazione di un premio, del
riconoscimento di un diritto o del pagamento di un credito.
Il problema dell'anonimato in Rete, a mio avviso, è mal posto.
Il punto non è proteggere o eliminare l'anonimato ma, piuttosto,
interrogarsi circa la stessa configurabilità e sussistenza di un diritti
all'anonimato.
La mia opinione è che il diritto all'anonimato non sia neppure
configurabile e che ogni sforzo in senso contrario si scontri contro dati
normativi difficilmente superabili.
Non c'è libertà senza responsabilità e non c'è responsabilità senza
imputabilità della condotta e, dunque, identità del suo autore.
Basti pensare all'art. 11 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del
cittadino del 26 agosto 1789, che prevede che "ogni cittadino puo` dunque
parlare, scrivere, stampare liberamente salvo a rispondere dell'abuso di
questa liberta` nei casi determinati dalla legge".
La responsabilità nelle ipotesi di abuso è, dunque, il contraltare della
libertà.
Leggendo i contributi di amici ed esperti mi è tornato in mente un vecchio
scritto sull'argomento di parecchi anni fa che, mi sembra, sia ancora
attuale: Uno, nessuno, centomila: l'enigma dell'anonimato in Rete.
Frattanto, a beneficio di chi non abbia voglia di leggerlo tutto, Vi
anticipo la mia soluzione: anonimato protetto.
Ciascuno è libero di navigare in Rete usando il nick che preferisce ma
deve lasciare all'ISP le proprie generalità e, quest'ultimo, può porle a
disposizione della sola Autorità giudiiaria qualora l'utente risulti
coinvolto in condotte di particolare gravità.
Che ne pensate?
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