[e-privacy] Cina, il verdetto lo decide un software

Alessandro Monteleone alessandromonteleone at dataprotection.it
Sat Sep 16 17:58:59 CEST 2006


Anche io volevo fare qualche considerazione su questo .
Dall' articolo non si desume chiaramente il ruolo di questo software ( 
si spera a codice aperto...).
Si desume tuttavia che i motivi che hanno spinto lo Stato ad introdurlo 
siano :
1) la scarsa conoscenza delle norme da parte dei giudici
2) le esigenze di nomofilassi

Ora se si tratta di un ausilio giurisprudenziale nella logica della 
banca dati non intravedo nulla di particolarmente innovativo ma di certo 
uno strumento molto utile .
Se invece il giudice , per incompetenza o per pressione dell' Autorità 
dello Stato e indirettamente della software house , dovesse usare questo 
strumento in via continuativa senza valutare le singole condotte trovo 
la cosa raccapricciante.

Inoltre non so quanto :

 " Il ruolo del giudice e' proprio quello di essere una "macchina" in grado
di applicare esattamente la volonta' del legislatore" .

La norma ,una volta entrata in vigore , entra in una dimensione 
impersonale e si stacca dalla logica del Legislatore storico ( fatto 
salvo il caso dell' interpretazione resa dal Legislatore cd " autentica 
") . Ricordando anche lo spazio di discrezionalità concessa dalla 
singola norma al giudice ( discrezionalità che permette di mantenere  al 
giudice il contatto con la realtà e permette allo stesso di 
contestualizzare le fattispecie oggetto del suo giudizio) .

Alessandro Monteleone
http://www.dataprotection.it







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> Date: 15 Sep 2006 10:20:06 -0000
> From: stefanomaria at supereva.it
> Subject: Re: Re: [e-privacy] Cina, il verdetto lo decide un software
> To: e-privacy at firenze.linux.it
> Message-ID: <20060915102006.3645.qmail at mail.supereva.it>
>
>
>   
> Qui siamo alla schizzofrenia totale....non so dove andremo a
> finire....mah...voi che ne dite?
> <<<
>
> Sinceramente non mi sembra cosi' "triste" come la dipingono.
>  Il PC contiene un database di sentenze gia' emesse e si 
> limita a sintetizzare il verdetto in caso di sentenze simili.
> Non obbliga il giudice ad attenersi alla sentenza. 
> In questo caso si tratta di un aiuto al giudice, una specie 
> di "Google" sulle sentenze gia' emesse. Dopotutto, perche' 
> per aver superato i limiti di velocita' o per aver rapinato
> armato una banca, 2 colpevoli devono vedersi inflitte 2 
> pene diverse a parita' di reato ed aggravanti?
>
> Certo, occorre che il programma sia fatto con un certo 
> criterio e che il giudice sia capace di sintetizzare i fatti
> salienti ed introdurli come criteri di ricerca. Ma se il 
> giudice non ha questa capacita', non lo rende un giudice 
> migliore nell'emettere le sentenze alla "vecchia maniera".
>
> Il punto rimane infatti che il giudice non puo' "inventarsi" 
> la pena. Questo spetta al potere legislativo, lui si deve 
> limitare ad applicare la pena prevista per legge. E' la 
> legge che stabilisce cosa sono le aggravanti, quando e' 
> possibile applicare riduzioni, etc. etc. Il ruolo del 
> giudice e' proprio quello di essere una "macchina" in grado 
> di applicare esattamente la volonta' del legislatore.
>
> La degenerazione di questo software potrebbe essere 
> l'introduzione di una sorta di "stare decisis" sulle 
> questioni non ben definite dalla legge. Faccio un esempio a
> caso: nel caso di contestazioni agli autovelox, si adducono
> motivi come la mancata taratura del mezzo o l'assenza di un
> poliziotto che ne verificasse in quel momento il corretto 
> funzionamento. Ora, su questa materia, i giudici di pace 
> hanno giudizi contrastanti (almeno fino a poco fa, quando 
> la norma e' divenuta piu' dettagliata). Succedeva cosi' che
> i giornali di auto pubblicavano statistiche di vittoria: 
> "fate ricorso al giudice di pace adducendo questi motivi, 
> avete il xx% di probabilita' che vi annulli la multa". Non 
> mi pare un esempio di paese di diritto.
>
> Ripeto, se si lasciano le mani libere al giudice di 
> emettere la sentenza senza l'obbligo di applicare quella 
> "automatica", non mi pare un'idea pessima.
>
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