[e-privacy] Icann ancora statunitense

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Sun Aug 20 09:14:09 CEST 2006


Manifesto venerdì 18 agosto 2006

Gli States saranno i supervisori della Rete per altri cinque anni

Gli Stati uniti hanno vinto una nuova battaglia per il controllo del sistema
dei domini su Internet, motivo di controversia al Wsis, l'ultimo Summit
mondiale sulla società dell'informazione andato in scena Tunisi lo scorso
novembre. Il Dipartimento del commercio Usa, che giusto un mese fa aveva
dichiarato di voler mollare la presa, è tornato sui suoi passi e ha rinnovato
l'accordo per i prossimi cinque anni con l'Icann - cioè l'«Internet corporation
for assigned names and numbers», che è appunto l'istituzione californiana no
profit che dal 1998 assegna gli indirizzi Ip e gestisce i suffissi (.com, .net,
.org, ma anche quelli nazionali: .it, .uk, .es...) su scala globale (attraverso
il Domain name system, Dns). Dunque l'America, nonostante le pressioni
internazionali (e non solo di Cina e Iran) manterrà il ruolo di supervisione
egemonica sulla Rete mondiale fino al 2011, basandosi sulla convinzione che
l'Icann ha fin qui svolto il suo compito in maniera più che soddisfacente. Le
regole però sono un po' cambiate e i paesi che chiedevano una maggiore apertura
e neutralità con una svolta sovranazionale del sistema Internet, sono stati
«risarciti» con un contentino. Nel contratto appena firmato (entrerà in vigore
dal 1 ottobre), è stata infatti introdotta una clausola che obbliga il
Dipartimento del commercio (che dipende direttamente dal governo di Washington)
e l'Icann ha rinnovare l'accordo ogni anno. Ma per il momento tutto resta
invariato: il controllo dei root server (i 13 computer che gestiscono lo
smistamento della Rete: 4 sono in California, 6 vicino Washington, 1 a
Stoccolma, 1 a Londra e 1 a Tokyo) rimarrà sotto l'amministrazione americana.
Il prossimo appuntamento con la comunità internazionale è a ottobre, in Grecia.
Si discuterà ancora sul ruolo statunitense nel web e sull'opportunità di
emanciparsi. La proposta di costituire le Nazioni unite della Rete sembra
sfumata, l'Europa da una parte elogia l'unilateralismo Usa, dall'altra vorrebbe
una gestione comune del sistema, ma a nessuno sfugge che un solo paese non può
reggere le redini della Rete e che «c'è bisogno di un meccanismo che renda il
board responsabile delle sue azioni di fronte alla comunità», come ha più volte
ripetuto il portavoce del governo canadese. G. Sba.




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