[e-privacy] Intercettazioni illegali

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Sun Aug 20 07:34:19 CEST 2006


Manifesto del 18 agosto 2006

Phonegate Clamorosa sentenza di una giudice nera di Detroit: i milioni di
intercettazioni effettuate dalla potente National security agency violano la
costituzione. Lo scandalo esploso sulle pagine del New York Times

Usa, intercettare «è incostituzionale»
Franco Pantarelli New York

Le intercettazioni telefoniche senza autorizzazione giudiziaria sono illegali e
incostituzionali e devono essere immediatamente sospese: è la sentenza secca e
inequivocabile emessa da un giudice federale di fronte al quale era finita una
denuncia presentata dall'Aclu, l'associazione per la difesa delle libertà
civili, a nome di avvocati, studiosi e giornalisti che si erano sentiti
minacciati nei loro diritti e nella loro privacy perché le telefonate messe
sotto controllo - per la stessa ammissione della Nsa, la gigantesca National
security agency che è in grado di tenere sotto controllo chi vuole nel mondo -
erano quelle che i cittadini avevano con persone residenti all'estero. In
questa faccenda, ha decretato il giudice Anna Diggs Taylor, del distretto
federale di Chicago, «il ricorrente prevale e quale sia l'interesse pubblico è
chiaro: è il mantenimento della nostra Costituzione». In altre parole,
l'amministrazione Bush ha agito al di fuori dei suoi limiti costituzionali. Di
qui l'ingiunzione di cessare immediatamente le intercettazioni. Durante il
dibattimento che ha preceduto questa sentenza il rappresentante del governo
aveva sostenuto che le intercettazioni rientravano perfettamente nell'ambito
dell'autorità del presidente, argomentando però che non lo poteva dimostrare
con delle prove perché ciò avrebbe comportato la rivelazione di segreti di
stato. Il solito «ho ragione io ma non posso spiegarvelo per ragioni di difesa
nazionale» con cui questa amministrazione evita ogni giustificazione delle sue
brutture. Nel respingere questo argomento il giudice Diggs Taylor ha avuto
parole sprezzanti. «Nel termine 'difesa nazionale' - dice nella sua sentenza -
è implicita da nozione di difendere i valori e idee che tengono insieme questa
nazione. Sarebbe molto strano se in nome della difesa nazionale noi sancissimo
la sovversione delle nostre libertà, vale a dire ciò che rende la nostra
nazione degna di essere difesa». La reazione dell'Aclu, cioè la vincitrice di
questa causa, è stata alquanto contenuta. «Sostenendo che neanche il presidente
è al di sopra della legge il tribunale ha compiuto il suo dovere», ha detto Ann
Beeson, che ha guidato il collegio di avvocati dell'associazione durante il
processo. La reazione della Nsa, invece, non c'è stata proprio, come del resto
era logico: in fondo il processo più che contro di essa era contro il suo
«mandante», George Bush, che aveva impartito l'ordine di ignorare l'obbligo di
fornirsi di un mandato giudiziario prima di intercettare le telefonate di una
persona (o in subordine di compiere l'intercettazione e poi ottenere il mandato
entro 72 ore). Il «mandante», quando questa vicenda finì sulle pagine del New
York Times suscitando scandalo, si difese dicendo che era stato lo stesso
Congresso a consentirlo, quando aveva autorizzato la Casa Bianca a usare «tutti
i mezzi» contro il terrorismo. In realtà con quel voto si stava autorizzando la
spedizione militare in Afghanistan, nessuno di coloro che dissero sì intendeva
autorizzare le intercettazioni telefoniche senza mandato giudiziario e le
parole di Bush fecero arrabbiare anche molti repubblicani. Poi però se ne
dimenticarono e quando il ministro Alberto Gonzales andò a deporre davanti alla
commissione Giustizia facendo scena muta tutti loro accettarono la cosa
supinamente. La loro indignazione era scemata e con essa la possibilità di
andare avanti su questo problema, fra i più palesi della visione «monarchica»
che Bush ha del suo potere. Ora a riesumarla ha provveduto il giudice Diggs
Taylor. Settantatre anni, nera, nominata da Bill Clinton nel 1999, questa
signora sembra avere tutto ciò che serve per essere arruolata fra i «giudici
attivisti» contro cui Bush si scaglia continuamente. Per lei si preparano
giorni difficili ma anche fecondi. Il governo, infatti, sicuramente ricorrerà
in appello e la causa visto che è direttamente implicata la Costituzione - non
potrà che finire alla Corte Suprema. Difficile dire come finirà, ma almeno la
faccenda non è morta assieme all'indignazione dei repubblicani.




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