[e-privacy] Articolo interessante

Nomen Nescio nobody at dizum.com
Wed Aug 15 13:40:01 CEST 2007


Un articolo su un recente fatto di cronaca che può insteressare questa lista per
alcune considerazioni sulle attività di polizia e sull'uso dei media.

Da http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/12-Agosto-2007/art25.html

E la polizia scarica sul pm Lo stesso che indaga sul G8
Enrico Zucca Accusato di non aver arrestato Delfino. Ma la mobile non aveva
trovato le prove
Sara Menafra
Genova

Dalli all'untore, dalli al magistrato che non ha voluto tenere in galera
l'assassino già indagato per l'omicidio della propria precedente fidanzata.
Contro il pm Enrico Zucca, lo stesso che da sei anni indaga sul ruolo di polizia
e carabinieri nei fatti del G8 del 2001, il coro è unanime.
Quel grido di dolore della famiglia di Maria Antonietta Multari, che vuole fare
giustizia prima sul pm e poi sull'omicida, ieri rimbalzava nelle parole del capo
della squadra mobile di Genova, Claudio Sanfilippo. Più di un anno fa è stato
lui a condurre le indagini sulla morte di Luciana Biggi e sul principale
sospettato, Luca Delfino. E ora da due giorni ripete le stesse frasi: «Avevamo
raccolto molti elementi contro di lui, eravamo convinti che fosse l'assassino».
Spiegando a tutti che, nel 2006, il pm scelse in solitudine di non chiedere la
custodia cautelare, contravvenendo all'indicazione della polizia. Se la procura
non fosse quella di Genova, il pm non fosse il titolare dell'inchiesta sul
pestaggio della Diaz, e il capo della mobile non fosse già stato il protagonista
di numerosi scontri con i magistrati liguri, ci si potrebbe limitare ad
analizzare le ragioni dell'una e dell'altra parte. E invece le frizioni tra
uomini di legge qui hanno una storia lunga.
Si parte col G8. Nel 2002, su indicazione del questore Fioriolli, Claudio
Sanfilippo divenne il titolare delle indagini sulla polizia alla Diaz. Si prese
alcuni mesi e depositò una relazione con un'eloquente copertina su cui
campeggiava l'immagine di Giuda disegnata da Giotto. L'informativa si basava sui
tabulati dei telefoni degli indagati; eppure quel documento agli atti non c'era,
venne consegnato, con alcune omissioni, dopo le proteste delle difese. Gli
scontri tra il capo della mobile e la procura hanno date anche più recenti.
Alcuni mesi fa Sanfilippo ha lanciato strali contro un pm colpevole di aver
chiesto nuove indagini sul corpo di un suicida. E sembra che la procura abbia
scritto anche al questore per segnalare i frequenti problemi.
Fino a due giorni fa, le indagini su Luca Delfino sembravano rimaste al riparo
dallo scontro. Magistrato e poliziotti sapevano allo stesso modo che era
l'inchiesta ad essersi inceppata. Era successo subito, la notte del 28 aprile
2006. Forse presa dalla fretta di intervenire su un omicidio avvenuto nel bel
mezzo della movida del venerdì notte, in pieno centro storico, la volante aveva
isolato la zona attorno al corpo di Luciana Biggi con difficoltà, dimenticato
alcuni accertamenti. Ancora più sfortunate le verifiche dei giorni successivi,
sia sul corpo della vittima, sia sugli indumenti che Delfino aveva lavato appena
arrivato a casa ma che avrebbero dovuto conservare tracce mai trovate. Sparita
nel nulla l'arma del delitto e poco utile quella telecamera che aveva ripreso
Delfino un'ora prima dell'omicidio. Con trenta ore di interrogatori alle spalle
e senza una prova concreta in mano, polizia e magistratura si trovavano nello
stesso vicolo cieco. Enrico Zucca scelse di non chiedere la custodia. Ma, se
l'avesse fatto, nel destino della povera Maria Antonietta Multari sarebbe
cambiato poco: senza indizi a carico, Delfino sarebbe uscito quasi subito, dopo
un'udienza davanti al tribunale del riesame e con in più il vantaggio di aver
potuto leggere tutti gli atti raccolti dalla magistratura. E qualche mese dopo
il suo avvocato avrebbe riso più di quanto non fece l'estate scorsa, quando
Delfino trovò le microspie piazzate dai poliziotti della mobile nella sua
abitazione e corse a restituirle al pm tra due ali di giornalisti che
assistevano alla scena. Chissà se, in queste ore, c'è qualcuno che vorrebbe dare
al pm anche la colpa di quella gaffe investigativa.




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