[e-privacy] [NEWS, PRIVACY, P2P] Governor signs Internet piracy bill (E-mail address required to share movies, music online)

pinna pinna at autistici.org
Tue Sep 28 11:40:27 CEST 2004


Alle 11:02, lunedì 27 settembre 2004, Andrea Glorioso ha scritto:
> Ciao a tutti.
> 
> 
http://sfgate.com/cgi-bin/article.cgi?f=/c/a/2004/09/22/BAGQO8SOCF1.DTL
> 
> 
> SACRAMENTO
> Governor signs Internet piracy bill
> E-mail address required to share movies, music online

da punto-informatico un testo molto incisivo, soprattutto nella parte 
in cui descrive l'arroganza di "un'industria deceduta" e il suo 
potere, che si concretizza anche in italia attraverso le leggi di 
ministri protezionisti che si definiscono liberali

ciao
pinna



da http://punto-informatico.it/p.asp?i=49748

Terminator IV

di Andrea Rossato - Ecco cosa combina il governatore della California 
Arnold Schwarzenegger nel porre la sua firma sotto una leggina che 
sembra uscita dagli studios di cui è già indiscussa star


Arnold Schwarzenegger, lo scorso martedí 22 settembre, ha firmato una 
legge che, in California, punisce chi dissemini materiale audiovisivo 
a piú di dieci persone senza fornire al contempo il proprio indirizzo 
di posta elettronica ed il titolo esatto del materiale disseminato.
La pena, nel caso di maggiorenni, arriva a 2500 dollari e/o un anno di 
carcere. Si tratta di un reato contravvenzionale (misdemeanor) che, 
nel caso il reo non abbia raggiunto la maggior età, comporta una 
sanzione pecuniaria di 250 dollari (1000 dollari nel caso della prima 
reiterazione, il carcere alla terza violazione).
Sono previste eccezioni nel caso le opere siano distribuite con il 
consenso degli autori o non abbiano un carattere commerciale.

La legge è sottoposta a decadenza: se non esplicitamente rinnovata 
cesserà di operare il 1 gennaio 2010.

La normativa, come si vede, non incide direttamente sul diritto 
d'autore. Tale materia è infatti preclusa agli stati della 
federazione, per via della cosiddetta dottrina della preemption. Dal 
momento che la costituzione federale attribuisce al solo Congresso la 
possibilità di conferire un diritto esclusivo, limitato nel tempo e 
per il fine di incoraggiare il progresso delle arti e della scienza, 
agli autori di opere intellettuali, gli stati non possono adottare 
disposizioni legislative che abbiano ad oggetto il contenuto, 
l'ampiezza o gli strumenti di tutela del copyright.

La strada scelta dalle major e dalla corporazione degli attori, di cui 
l'interprete di Terminator rimane membro, è stata quindi quella di 
favorire l'individuazione dei "ladri di emozioni", dopo che la corte 
federale di appello di Washington aveva, nel dicembre del 2003, 
negato alla RIAA la possibilità di richiedere i dati degli 
"scambisti" direttamente agli Internet Service Provider. A seguito di 
tale sentenza, infatti, l'associazione dei discografici americani ha 
dovuto intraprendere azioni civili nei confronti di utenti anonimi. 
Ora, o mediante un indirizzo di posta elettronica, o mediante una 
denuncia penale, risalire all'identità dei "criminali" sarà molto piú 
agevole. Questo era tutto ciò che Arnold poteva loro concedere, e, a 
ben guardare, non è poco.

La tracotanza, e dall'altro il successo, dei detentori del diritto 
d'autore nell'era digitale non pare quindi destinata a fermarsi. In 
Italia lo sappiamo assai bene. Ciò a cui assistiamo è la 
dimostrazione del potere di una corporazione, portatrice di un 
modello di business giunto al suo termine, per via del progresso 
tecnologico, ma che pur tuttavia dispone di una notevole capacità di 
influenzare il processo politico, anche per la trita retorica 
utilizzata e che tanto pare convincere l'opinione pubblica: gli 
artisti moriranno di fame, non ci sarà piú musica, nessuno produrrà 
mai piú un film... E ciò sebbene l'arte sia assai piú antica di 
qualunque protezione giuridica concessa all'autore.

Qualche tempo addietro il nostro Presidente del consiglio dei 
Ministri, rispondendo alle critiche di chi diceva che la Legge 
Gasparri in materia di assetto del sistema radiotelevisivo sembrava 
volta esclusivamente ai casi suoi, raccontò la storiella dei 
costruttori di carrozze e di come, sul principiare del secolo scorso, 
essi avessero chiesto norme assurde sulla circolazione dei veicoli a 
motore (ciascuna autovettura dovrà essere preceduta da una persona 
che gridi "si faccia strada!" narrava divertito) al solo fine di 
bloccare lo sviluppo tecnologico che rischiava di compromettere il 
loro benessere economico.

Stupí qualcuno, quindi, constatare che alcuni mesi dopo un suo 
ministro, nel concedere soldi al cinema nostrano - sul cui valore 
artistico alcuno potrebbe pur sollevare un piccolo, minuscolo, 
dubbio, in taluni casi almeno - concedeva pure repressione penale. 
Costosa anch'essa per la società, per i contribuenti. Un modo 
indiretto di sovvenzionare un'industria deceduta.

Ci si dovrebbe domandare se un liberale non debba preferire la morte 
di imprese decotte anche al costo della perdita di posti di lavoro, 
per favorire quel progresso che consentirà poi di riassorbire proprio 
quei posti andati perduti, ma in un settore rinnovato e maggiormente 
efficiente. Siamo stati in pochi, però, a cogliere la sottile 
autoironia di cui Urbani è capace quando si definisce "un liberale ai 
beni culturali".

Andrea Rossato
(email: andrea.rossato AT ing.unitn.it)
_______________________________________________



More information about the E-privacy mailing list