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<TD class=titolonews colSpan=2 height=30 width=430><SPAN class=news><FONT
class=news face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2><B>Il
problema dell'identita'</B></FONT></SPAN></TD></TR>
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<TD colSpan=3 height=1 vAlign=top><SPAN class=news><FONT
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<TD class=news colSpan=3 height=1 vAlign=top><SPAN class=news><FONT
class=news face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2>Mentre il
governo americano cerca di annodare i fili della sicurezza in una unica,
efficace strategia, l'industria continua a scoprire - e per fortuna
riparare - nuove falle. Ha fatto forse meno rumore del dovuto il <A
href="http://microsoft.com/technet/treeview/default.asp?url=/technet/s ecurity/bulletin/MS02-050.asp">security
bulletin</A> di Microsoft. Il fattore di rischio viene definito "critico"
dagli stessi tecnici di Redmond che segnalano a milioni di utenti un
difetto delle funzioni crittografiche di tutti i sistemi operativi e
prodotti Windows piu' recenti. Grazie a questo baco, spiega il documento,
e' possibile emettere un certificato digitale fasullo che pero' programmi
come Internet Explorer o Word prenderebbero per buono. Insomma, se non si
preleva il "patch" celermente predisposto da Microsoft per le CryptoAPI di
Windows (Xp compreso), si rischia di dare credito a chi assume nel
cyberspazio una identita' che non ha. Il problema del valore del
documento, elettronico o meno, e' destinato ad accendere i dibattiti sulla
scia dell'iniziativa della Casa Bianca. Anche qui, c'e' chi risponde con
le tecnologie. Electronic Data Systems, per esempio, sostiene che il
rilevamento biometrico puo' sostituire efficacemente le password e le
certificazioni, cartaceo o elettroniche. Il suo sistema <A
href="http://www.eds.com/services_offerings/so_os_expressentry.html">Express
Entry</A>, in funzione nell'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv - leggendario
per la durata dei suoi controlli - permette a 40mila frequent flyer
israeliani di accedere al gate in pochi minuti grazie all'impronta del
palmo della mano riconosciuta dagli
scanner.</FONT></SPAN></TD></TR></TBODY></TABLE></FONT></DIV>
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<TD class=titolonews colSpan=2 height=30 width=430><SPAN class=news><FONT
face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2><B class=news>In
guerra contro l'E-raq</B></FONT></SPAN></TD></TR>
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<TD colSpan=3 height=1 vAlign=top><SPAN class=news><FONT
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<TD class=news colSpan=3 height=1 vAlign=top>
<DIV><SPAN class=news><FONT class=news
face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2>Il mondo della
sicurezza informatica e tutto il popolo di Internet hanno avviato un
dibattito espressamente richiesto dalla Casa Bianca con la pubblicazione
del documento intitolato <A href="http://www.whitehouse.gov/pcipb/">The
National Strategy to Secure Cyberspace</A>. Il problema della
vulnerabilita' delle reti e delle informazioni che vi circolano diventa
dunque una priorita' nazionale americana - e dunque mondiale - alla
stregua della sicurezza dei cieli e delle citta' dopo il fatidico 11
settembre 2001. Il documento invita i responsabili delle infrastrutture e
degli accessi a Internet a erigere le necessarie barriere protettive e si
configura l'ipotesi di un super-centro di controllo, il Cyberspace Network
Operations Center. Iniziative del genere non sono del tutto nuove, ma
nessuna ha mai avuto una tale portata. E in mezzo ai commenti perplessi di
chi avverte che la salvaguardia delle vite umane dovrebbe comunque avere
la priorita' sulla sicurezza dei bit (nonostante le potenziali
ripercussioni finanziarie degli attacchi), le aziende specializzate
applaudono con entusiasmo. Tra queste <A
href="http://www3.ca.com/Press/PressRelease.asp?id=2096">Computer
Associates</A>, <A href="http://www.entrust.com">Entrust Technologies</A>
e <A href="http://www.verisign.com">VeriSign</A>.</FONT></SPAN></DIV>
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